In un percorso di crescita personale cos’è più importante la conoscenza o l’azione ?
Sembra che stiamo scoprendo l’acqua calda: tutti comprendono che qualora volessi imparare a suonare la chitarra, avrei bisogno di conoscere la teoria: le note sul pentagramma e sulle corde, il solfeggio e così via.
Ma certamente avrei anche la necessità di un numero di ore di pratica per poter dire, con cognizione di causa che so suonare; quanto bene dipenderà dal talento e soprattutto dal mio impegno.
Lo stesso identico principio concerne un percorso di crescita personale o spirituale che dir si voglia.
Nella crescita personale ad una conoscenza teorica approfondita è fondamentale accompagnare una pratica costante: i due aspetti si influenzano a vicenda.
E quindi perché parlarne, se è così banalmente evidente?
Perché tra “il dire ed il fare c’è di mezzo il mare“, recita un proverbio, ovvero perché l’esperienza personale e altrui, mi ha insegnato che è facilissimo incappare in due ostacoli che si rivelano spesso molto perniciosi.
Quando abbiamo la fortuna e l’abilità di incontrare la Conoscenza grazie alle parole lette in un libro o ascoltate durante una conferenza, per un incontro fortunato, direttamente da un insegnante, una guida, possiamo incorrere fondamentalmente in due errori:
- il primo è che ci facciamo talmente coinvolgere da ciò che ascoltiamo che ci sembra di essere “arrivati”: finalmente gustiamo quella meravigliosa sensazione di appagamento che accompagna la comprensione, finalmente abbiamo capito e tanto basta, dimenticandoci bellamente che le guide, qualunque esse siano, ci indicano la strada ma poi il cammino dobbiamo farlo noi.
- Il secondo è che la conoscenza ci prende la mano: c’è sempre un corso da fare, un incontro da avere, un “guru” da ascoltare, una tecnica o un metodo da conoscere e così i giorni passano e noi siamo sempre ferme al palo in preda ad attacchi da bulimia d’informazioni senza però riuscire a portare, quelle sagge e utili informazioni, dal livello di comprensione intellettuale a conoscenza vissuta nel quotidiano delle nostre giornate, della nostra vita.
Per quanto l’entusiasmo per le nuove conoscenze ed il desiderio di approfondire siano comprensibili e sicuramente tappe necessarie in un percorso di crescita personale, è auspicabile riuscire ad emanciparsi al più presto possibile non tanto dal perseguire una conoscenza teorica quanto dalla non applicazione pratica dei suddetti insegnamenti.
Se questo non accade è abbastanza facile inoltrarsi in derive poco edificanti quali l’orgoglio, anche inconscio, di far parte di chissà quale élite, di un gruppo ristretto di esseri umani che sanno come stanno le cose, che sono più sensibili, più svegli, più… più… del resto dell’umanità.
E ancor più grave non è ingannare gli altri con la nostra “recita” di sapienti filosofi/mistici/spirituali ma di ingannare noi stessi precludendoci in tal modo la reale e concreta trasmutazione alchemica.
La soluzione c’è ed è come sempre già enunciata nel problema ovvero mettersi in gioco: cerca una strada, una via di conoscenza che risuoni con te e poi seguila. Potrà non essere l’unica nel tuo percorso di crescita personale ed evoluzione spirituale, ma intanto mettiti in viaggio e assicurati di avere nel tuo bagaglio abbastanza onestà e coraggio: ti serviranno.
“Non posso insegnarti, posso solo aiutarti ad esplorare te stesso. Nient’altro.” Bruce Lee – Il tao del dragone.
In sintesi
La conoscenza intellettuale è di fondamentale importanza e ci deve essere in quanto come una mappa ci dà indicazioni su dove andare, ma poi è necessario mettersi in cammino, altrimenti tutto sarà vano. Ciò che avremo appreso s’isterilirà e nessun nuovo germoglio potrà mai nascere.
Spero che queste riflessioni possano esserti di aiuto e augurandoti buona strada ti do appuntamento al prossimo articolo.